LA SOCIAL NETWORK ADDICTION

dipendenza da social network

Alzi la mano chi non trascorre del tempo sui social network. E se il tempo trascorso sulle piattaforme fosse eccessivo?

Quanto il fenomeno della dipendenza da piattaforme sociali richiede un’attenzione collettiva?

Considerando i dati disponibili, il fenomeno dell’iperconnessione è estremamente rilevante. Il potere della socialità virtuale sembra inarrestabile. Per chi ha accesso a internet, possedere almeno un account social è la normalità.

In Italia circa 68 persone ogni 100 sono attive sui social e si trascorrono in media due ore e mezza al giorno a scrollare tra le varie App.

Meccanismi alla base della dipendenza

Ma come fanno i social a tenere gli utenti incollati agli schermi per così tanto tempo?
Ricevere like, commenti e reaction è estremamente gratificante. Quando si riceve un like, il cervello rilascia una scarica di dopamina, trasmettendo una sensazione di benessere. Questo è il motore che spinge a continuare a postare e interagire.

Alla base del funzionamento dei social c’è il meccanismo del condizionamento operante. I feedback da parte degli altri utenti vengono considerati a tutti gli effetti come una ricompensa, che fa sentire appagati. Questa “euforia” da gratificazione rappresenta l’approvazione sociale, cioè il giudizio positivo da parte degli altri. La rincorsa all’approvazione a tutti i costi deriva da un bisogno delle persone molto più recondito, ossia quello di sentirsi accettate. Questo bisogno primario conduce l’individuo a presentare la propria vita sui social “velandola” solo di contenuti positivi finalizzati a presentare una immagine di sé che, il più delle volte, solo lontanamente rispecchia la realtà. Il rischio di non venir gratificati da feedback positivi fa scivolare nell’angoscia e nell’ansia dell’insicurezza. Il comportamento in rete sarà finalizzato a fuggire da queste emozioni negative, impegnandosi ad ottenere riconoscimento con tutti i mezzi “social” possibili.

Un secondo aspetto che rende i social così tossici per la nostra salute mentale è l’effetto branco, cioè la competizione spietata con gli altri utenti per emergere. In questa dinamica il confronto diventa sempre più aggressivo, le sfumature vengono appiattite in favore di una separazione bianco-nero e le persone si dividono in schieramenti polarizzati. O sei approvato o non hai valore, o sei “dentro” o sei “fuori”. Questo è un messaggio altamente distorto e tossico per la vita degli individui che va ad inficiare notevolmente sull’autostima e sul benessere personale, costituendo il nucleo di numerosi disagi psichici. L’era della felicità e della positività a tutti i costi non fa altro che alimentare ansia e inadeguatezza. Tutto questo alimenta una aggressività tipica della comunicazione on line che spinge al confronto acceso e competitivo e al conseguente emergere di emozioni negative come la rabbia, l’impotenza e l’inadeguatezza.

Astinenza da social network

Cosa accadrebbe se provassimo a disintossicarci dai social?

Diversi studi sperimentali hanno dimostrato gli effetti benefici e positivi dell’allontanamento dai social. Dopo solo una settimana senza interagire sui propri account si sono registrati significativi miglioramenti del benessere individuale  e una diminuzione dei sintomi da depressione e ansia.

Per coloro che non se la sentissero di adottare delle opzioni così drastiche, ci sono altri accorgimenti da adottare per diminuire la dipendenza dalle piattaforme:

  • Disattivare le notifiche o silenziarle
  • Impostare un tempo massimo di utilizzo per prevenire la perdita di controllo del tempo trascorso sulle piattaforme
  • Aspettare almeno 90 secondi quando si sente il “craving”, ossia quell’impulso quasi irrefrenabile di controllare i propri account
  • Creare una “task force personale”, ossia un elenco di attività piacevoli alternative da sostituire alla socialità online.

Se sei interessato ad approfondire l’argomento o desideri un aiuto psicologico per poter affrontare una problematica relativa ad una new addiction come la dipendenza dai social, puoi rivolgerti ad uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale, specializzato nella psicologia delle dipendenze.

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